Don Alberto Benedetti

il prete dei castagnari

DON ALBERTO BENEDETTI

Don Benedetti, nato nel 1911 a Ceredo, piccolo centro nel comune di Sant'Anna d'Alfaedo dove il prete è vissuto fino a cinque anni fa, è il salvego, un selvatico nel senso di un buon selvaggio che segue passo passo i ritmi della madre-terra. Don Benedetti vive nell'isba, la casa che s'è costruito in pratica da solo, fra migliaia di libri, suoi amatissimi compagni, l'unico suo pensiero in punto di morte: "I libri! Me racomando ala Nadia (professoressa nella media di Bosco e sua amica fidata), i libri!". Nell'isba accumula montagne di materiale racimolato qua e là, che gli serve per i suoi mille esperimenti: sedie impagliate e da impagliare, circuiti elettrici, scatole e cassette, recipienti colmi di reperti preistorici e fossili, bottiglie, vasi di sott'aceti e sott'olio, ragnatele dappertutto, "il sistema più naturale per prendere le mosche", barre di ferro da saldare, "nel saldare c'è una forza misteriosa", e sacchi e sacchetti di esplosivo, il materiale in assoluto per lui il più magnetico.  Fuori dalla porta, don Benedetti spranga il rispetto dei regolamenti

di Marisa Piccolboni

comunali e la politica  democristiana, oltre che il resto dei politicanti, e il vivere avulso dalla natura, quel vivere ipocriti e falsi con gli altri e con se stessi. La predicazione di questo strano prete è darsi continuamente da fare per trattenere la sua gente sulla montagna, per trovargli l'acqua e portargli l'acquedotto o inventare nuovi sistemi di coltivazione e di allevamento, perché nessuno, proprio nessuno dei figli dei monti, sia costretto ad emigrare e a perdersi per il mondo. "Pianta castagnari, investi nel millennio!", diventa la sua raccomandazione e il suo testamento. Il castagnaro, radici incise per sempre nella terra, fogliame protettivo come la casa, frutti che danno pane proprio quando il freddo ti farebbe patire, vita oltre i secoli. Il castagnaro è la coltura-cultura di un popolo di montanari che resta ceppo ben piantato e vivo di tradizioni, di storie, di sapienze e conoscenze, di vicende e di leggende nei secoli e nei millenni, anche quando la sega o il fulmine ne schiantano il fusto.